Paolo Carosone


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The NASA Obelisk

NASA OBELISK

Il NASA "Obelisk for the Challenger" al Kennedy Space Center Art Museum, Cape Canaveral ed alcuni specifici dettagli.


Uno scultore entra a far parte della NASA

Tre anni fa, l'italiano Paolo Carosone è diventato il primo scultore che è entrato a far parte del programma d'Arte della NASA. Questo programma continua la lunga tradizione dell' Arte americana di essere testimone della propria epoca. Nel secolo scorso per esempio, artisti come Charles Russell e E.S. Curtis hanno testimoniato, attraverso le loro opere, gli eventi e la storia che ha formato "The American West". Gli artisti della NASA hanno questo funzione nei programmi spaziali e dopo il volo della navetta Mercury, a bordo della quale si trovava Gordon Cooper nel 1963, molti artisti americani, più o meno conosciuti, hanno testimoniato attraverso le loro opere i nostri viaggi nello spazio.
Fino al 1985, il programma della Nasa era aperto solo ai pittori, ma quell'anno, il direttore Robert Schulman ha chiesto allo scultore italiano Paolo Carosone di farne parte. Quest'ultimo non solo è stato il primo artista ad eseguire sculture per la NASA, ma anche il primo artista a rappresentare programmi spaziali, che necessitano di alta tecnologia, utilizzando lui stesso nel suo lavoro tecnologie all'avanguardia. Carosone, nato a Roma nel 1941, è uno dei più grandi scultori italiani. Le sue opere sono state esposte dappertutto in Europa e negli Stati Uniti ; ed è diventato famoso per aver creato un tipo di scultura che armonizza la classicità con il contemporaneo. E' stato anche uno dei primi scultori ad aver utilizzato per le sue opere la tecnica del CAD (Progettazione assistita dal computer): "Il computer è una estensione della mia abilità manuale. Quello che non posso fare manualmente, lo faccio con il computer", afferma Carosone.
Lo strumento artistico "High-tech" preferito da Carosone è una postazione di lavoro grafica Apollo DN580, utilizzata unitamente a programmi CAD (computer-aided design) concepiti da Selenia ItalCAD, la principale società italiana fornitrice di sistemi tecnologici per l'Agenzia Spaziale Europea (ESA).
"Sullo schermo, passo dal concetto all'oggetto interamente formato in tre dimensioni". Carosone si serve del CAD per creare i suoi modelli 3D che sono di gran lunga più precisi di quelli che potrebbe costruire manualmente.
Quando ritiene di aver raggiunto i suoi intenti estetici, Carosone stampa separatamente i vari strati del modello ottenendo una serie di matrici, che combinate insieme, diventano il modello finale a tre dimensioni.
Queste matrici sono poi trasformate in "masters" (particolare pellicola fotosensibile) in un laboratorio di Milano in cui sono utilizzati gli stessi metodi usati per i circuiti stampati. Carosone dice : "Utilizzando le tecniche all'avanguardia derivate dalla progettazione dei circuiti elettronici, ottengo modelli fotoincisi con bordi molto precisi e con un altissimo livello di definizione, questi ultimi due aspetti sono essenziali per le mie sculture".
I "masters" sono poi utilizzati per ritagliare le lastre di metallo per ogni strato dell'opera. Dato che i metodi di disegno dell'artista sono di una precisione assoluta, i differenti strati così ritagliati si sovrappongono perfettamente tra di loro. Infatti i fori di registro sono incorporati nel disegno originale, realizzato con il computer, in modo tale che i differenti strati si possano sovrapporre gli uni agli altri, come i blocchi da costruzione per i bambini.
Un altro vantaggio di usare il CAD è che Carosone può facilmente disegnare, sulla scultura, motivi complessi e dettagliati. La realizzazione è talmente perfetta che per cercare dei difetti bisogna utilizzare una lente molto potente.
Uno dei progetti che aveva convinto Robert Schulman, il direttore del programma, ad invitare Carosone a far parte del progetto "NASA Art Project", era quello di un obelisco, maestoso e solenne per la sua semplicità. Dopo la tragedia del Challenger, Carosone e Schulman volevano assolutamente fare di questo obelisco un monumento commemorativo per gli astronauti scomparsi. Anche se non è stato testimone dell'incidente, dato che era dovuto partire improvvisamente il giorno prima del lancio della navetta spaziale, Carosone dice che "Tutte le emozioni che mi ha ispirato questa tragedia sono state convogliate nella realizzazione di questa opera, alla quale mi sono totalmente dedicato per due anni".
Carosone ha usato i suoi metodi di lavoro altamente tecnologici per realizzare una scultura che onorasse la memoria degli astronauti. Il risultato finale è una magnifica scultura tutta bianca, in resina epossidica, alta quasi 22 metri. E' divisa in 7 sezioni, che rappresentano ognuna un astronauta del Challenger. "Il bianco attrae la luce e naturalmente anche le ombre dando all'obelisco un'apparenza molto serena, molto magica".
L'obelisco di Carosone è stato inaugurato a Cape Kennedy il primo agosto 1987, durante una cerimonia in onore degli astronauti scomparsi con la partecipazione della "Free World Symphony Orchestra" e di due astronauti, Alan Bean e Orlon Kripton, che hanno commemorato i loro compagni scomparsi. Nello stesso giorno è stata inaugurata anche la "NASA Art Gallery" a Cape Canaveral. L'obelisco di Carosone fa parte della mostra permanente della galleria.
Tutti sono stati molto colpiti e commossi dalla scultura, gli astronauti, le persone che lavorano alla NASA ed i numerosi visitatori, ma ora Carosone progetta di costruirne una alta il doppio, in acciaio inossidabile, alla memoria dell'equipaggio del Challenger.


From:
The Newsletter of Apollo Computer Inc.
"NASA Artist Paolo Carosone"
By Nadine Wallack

(Traduzione di Anna Maria Spano' )


-----------Dettagli dei segmenti dell ' Obelisco

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